2009/02/10

1969/02/10: Il Modulo Lunare - Uno strano veicolo

"Una base ottagonale, goffa e sproporzionata, è sostenuta da quattro esili gambe sgraziate. La base è sormontata da una struttura che ricorda un cranio - sostanzialmente un tozzo cilindro, ma deformato irrimediabilmente da una quantità di protuberanze eccentricamente sagomate e a spigoli vivi - nel quale si apre un portello che fa pensare ad una bocca di un idiota, mentre due finestre triangolari guardano come due occhi torvi. Quattro manici da tinozza, le estremità dei piccoli motori a razzo che governano l'assetto del Modulo Lunare in volo, sporgono ai lati del cilindro, mentre la parte superiore è guarnita da una collezione di antenne - a scodella, a riccio e sormontate da una palla - simili a fiori sul cappellino di una vecchia signora. Il Modulo Lunare riesce a suggerire contemporaneamente una scultura cubista poco ispirata, la scultura-macchina di Jean Tinguely e l'automobile Edsel".

Così il giornalista americano Tom Buckley descrive il Modulo Lunare (LM), il grande protagonista della prossima missione del programma Apollo, nel supplemento domenicale del "New York Times" del febbraio 1969.

Non è certo il modo più gentile ed entusiasmante per presentare il veicolo incaricato del compito cruciale e più straordinario nella storia delle missioni spaziali con uomini a bordo: deporre due astronauti sulla superfice della Luna e poi riportarli, una volta terminata l'esplorazione, al Modulo di Comando (CSM).

L'aspetto del Modulo Lunare, comunque, è l'ultima preoccupazione della NASA e della Grumman, la società aerospaziale costruttrice. Il Modulo Lunare, ribattezzato LEM (Lunar Excursion Module) rimane senza dubbio il veicolo più complesso mai costruito dall'uomo, progettato unicamente per volare al di fuori dell'atmosfera terrestre. Mentre gli ingegneri del Saturn V potevano attingere alle esperienze ottenute in decenni di costruzione e successivi lanci di razzi, così come i progettisti del Modulo di Comando e Servizio (CSM) potevano ispirarsi alle precedenti capsule Mercury e Gemini, fino ad ora non si era mai costruito un veicolo spaziale a cui affidare compiti come quelli del Modulo Lunare.

L'idea del LEM venne nel 1961 a John Houbolt, uno dei tanti ingegneri della NASA: un'invenzione che all'inizio fu rifiutata dallo scienziato tedesco naturalizzato americano e creatore del Saturn V Wernher Von Braun. Il Modulo Lunare ha subito nel corso degli anni numerose modifiche (dai quattro oblò previsti, si è passati a due più un terzo al vertice; dalle cinque zampe originali si è scesi a quattro), fino ad arrivare alla forma attuale: sedici tonnellate di peso, diciotto motori a razzo tra grandi e piccoli, oltre cinquanta chilometri di circuiti elettrici, otto apparecchiature radio, quindici antenne e quattro sottili zampe per appoggiarsi al suolo lunare.


L'evoluzione del Modulo Lunare: dal primo modello del 1962 a quello definitivo che debutterà nello spazio nella missione Apollo 9 (foto tratta dal settimanale Epoca, dalla collezione personale di Gianluca Atti).


L'astronave destinata a far sbarcare sulla Luna due astronauti dopo essersi liberati dalla "nave-madre" Apollo rimasta intorno al Satellite naturale della Terra, ha due componenti principali ognuno dotati di un motore proprio: uno stadio di discesa che comprende il meccanismo di allunaggio e uno stadio di salita che contiene la cabina pressurizzata dell'equipaggio.

Costruito a Long Island nell'officina Grumman, più che un'officina una clinica dove ogni operazione avviene in un clima rigorosamente sterile a protezione dei delicatissimi congegni, questa astronave biposto è la più progredita ma anche la più complicata per le centinaia di migliaia di parti diverse che la compongono.

Lo scafo metallico è in lega di alluminio speciale che resiste a temperature limite che possono andare da +150 a -150 gradi. Ha tre finestrini, due grandi triangolari, e un piccolo finestrino superiore per l'accostamento con il Modulo di Comando; due portelli, uno con piattaforma e scaletta per l'uscita sulla superfice lunare o anche durante il volo nello spazio, per il passaggio dell'astronauta con il suo equipaggiamento quando deve dedicarsi ad una attività extra-veicolare, come è previsto nel corso della missione di Apollo 9. Vi è poi un secondo portello posto nella parte superiore dello stadio di salita, questo viene usato dagli astronauti per trasferirsi dalla capsula madre Apollo (CSM) al Modulo Lunare (LM) e viceversa.

L'ultima creatura della tecnologia spaziale è alta circa sette metri e con le gambe e le zampe di atterraggio dispiegate raggiunge la larghezza di nove metri e mezzo. Il peso totale, a pieno carico, è di circa 16.000 chilogrammi, dei quali più della metà è costituita dal propellente che alimenta il razzo dello stadio di discesa. Quest'ultimo, insieme a quello del razzo del modulo di salita, non hanno duplicati, ed è essenziale, per il buon esito del volo di Apollo 9 e delle future missioni lunari Apollo, che funzionino alla perfezione nel momento decisivo.

Entrambi sono provvisti di un ugello, ossia di un tubo conico dal quale fuoriesce la fiammata del motore a razzo, che nella fase finale verso la superficie della Luna è orientabile per consentire la discesa perpendicolare (il LEM non può allunare con una inclinazione superiore ai 11 gradi, una inclinazione di 12 gradi e più non lo farebbe più ripartire dal nostro satellite), mentre nello stadio di salita è fisso, dovendo solo ripartire dalla Luna verticalmente per entrare in un'orbita parallela a quella che percorre il Modulo di Comando dell'Apollo "parcheggiato" intorno alla Luna.


Schema dell’interno della cabina del Modulo Lunare.



Spaccato del Modulo Lunare.