2009/02/27

1969/02/27: La NASA ufficializza il rinvio del lancio

A ventiquattr'ore dall'inizio del volo di Apollo 9 con a bordo James McDivitt, Russell Schweickart e David Scott, l'ente spaziale americano NASA ufficializza il rinvio del lancio, previsto per le ore 17 italiane di domani 28 febbraio, a causa del forte mal di gola che ha colpito tutti e tre gli astronauti.

L'inizio della diciannovesima missione americana nello spazio, in cui verrà collaudato per la prima volta il Modulo Lunare con un equipaggio a bordo, è stato posticipato a lunedì 3 marzo, con partenza sempre fissata per le 11 del mattino ora della Florida (le 17 italiane).

La notizia del rinvio del lancio di Apollo 9 apparsa sul quotidiano "La Stampa" nell'edizione uscita venerdì 28 febbraio 1969 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


Nonostante il fastidioso mal di gola che li ha colpiti, i tre astronauti di Apollo 9 proseguono la preparazione della difficile e spettacolare missione che li attende: sperimentare per primi l'intero complesso Apollo: Saturn V, Modulo di Comando/Servizio e Modulo Lunare, come se fosse un vero e proprio viaggio verso la Luna (foto ap9-69-H-388, scansione di Ed Hengeveld).

2009/02/26

1969/02/26: Gli astronauti colpiti da raffreddore e mal di gola: lancio rinviato?

Fino all'ultima missione, quella straordinaria di Apollo 8 nel dicembre 1968, le cause abituali di una interruzione di un conto alla rovescia nella storia del programma spaziale americano sono state di carattere tecnico: un guasto ad uno dei tanti congegni del razzo o della capsula spaziale.

Ma poco meno di quarantotto ore dal via della missione Apollo 9 la NASA annuncia il probabile rinvio del "liftoff". Il motivo, per la prima volta, non è per questioni tecniche ma perché tutti e tre gli astronauti, McDivitt, Scott e Schweickart, si sono buscati un comunissimo raffreddore con mal di gola e naso intasato.

Dopo una accurata visita medica, l'ente spaziale americano li considera troppo deboli e affaticati per affrontare l'inizio della diciannovesima missione spaziale della storia a stelle e strisce. In attesa del pieno recupero dei tre "influenzati", la NASA decide di posticipare il lancio di tre o quattro giorni.

Lapidario il commento al termine di una conferenza stampa del direttore delle operazioni di lancio, Rocco Petrone: "Di tutti gli strumenti e i congegni usati per viaggiare verso la Luna, gli uomini sono i più facili a guastarsi!".

La notizia del probabile rinvio del lancio di Apollo 9 nell'edizione de "La Stampa" in edicola giovedì 27 febbraio 1969 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


Anche l'edizione serale di "Stampa Sera" del 27 febbraio 1969 annuncia il più che probabile rinvio del "liftoff" di Apollo 9 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).

2009/02/23

1969/02/23: Ha inizio il "countdown"

Siamo agli ultimi giorni del mese di febbraio e con la fine di esso si avvicina sempre più la data del lancio per i tre astronauti di Apollo 9, protagonisti di questo ulteriore "passo" americano verso la realizzazione di una esplorazione umana dell'oggetto celeste più vicino a noi, desiderio di sempre da che un uomo, alzato lo sguardo per la prima volta al cielo, vide nella notte buia il luminoso satellite naturale della Terra: la Luna.

Il "countdown", il conto alla rovescia, scattato il giorno precedente, procede senza intoppi. Al Centro Spaziale Kennedy in Florida, i tecnici nelle loro consolle, davanti agli schermi luminosi pieni di numeri e di cifre, confermano che tutti i sistemi sono "GO"; il "via" per lo spazio è dunque confermato per venerdì 28 febbraio.

E' interessante ricordare che lo scandire del conto alla rovescia che segna i giorni, le ore, i minuti ed infine i secondi prima di un lancio, ha origine sorprendentemente da una pellicola cinematografica, e precisamente dal film muto proiettato nelle sale nel 1930 "Una donna sulla Luna" del regista tedesco Fritz Lang.

Nelle missioni Apollo, invece, il conteggio alla rovescia è una elaborata e accurata procedura per dar modo ai vari direttori di volo di seguire e fare eseguire tutte le delicate fasi che precedono un lancio di un Saturn V nello spazio. Se si verificasse infatti una qualche irregolarità nel funzionamento di uno o più dei tanti apparati che compongono l'immensa struttura del razzo, il direttore di volo ha la possibilità di interrompere il "countdown" per alcuni giorni o solamente per qualche ora. Una volta sistemato l'eventuale guasto, il conteggio sarà allora ripreso dal momento in cui è stato interrotto o addirittura riportato all'inizio per recuperare le procedure sospese dall'interruzione.

La notizia dell'inizio del "count down" della missione Apollo 9 apparsa su "La Stampa" del 23 febbraio 1969 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


James McDivitt e Russell Schweickart a bordo del simulatore del Modulo Lunare (LM) (foto ap9-KSC-69PC-15).


La sala del Centro di Controllo del lancio (firing room) di Cape Kennedy in Florida: è scattato il conto alla rovescia per la nuova grande impresa umana nello spazio, quella di Apollo 9 (foto ap9-KSC-69PC-17).


La rampa di lancio 39-A in cui spicca il maestoso Saturn V, illuminata a giorno da potenti fasci di luce dei proiettori (foto ap9-69-H-379, scansione di Ed Hengeveld).

2009/02/14

1969/02/14: Apollo 9 supera il test del conto alla rovescia

Mancano due settimane alla data prevista per il decollo di Apollo 9 e i preparativi per il lancio si svolgono a pieno regime. La missione sarà la prima a collaudare il Modulo Lunare (Lunar Module o LM), componente indispensabile per l’allunaggio, mettendovi a bordo un equipaggio.

La partenza della missione, che si svolgerà interamente in orbita intorno alla Terra, è prevista per il 28 febbraio 1969. L’equipaggio primario, composto da McDivitt, Scott e Schweickart, si sta addestrando nei simulatori per collaudare tutti i componenti principali delle missioni che scenderanno sulla Luna.

È previsto che McDivitt e Schweickart entrino nel LM, che hanno battezzato Spider, si sgancino da Scott, che rimane nel Modulo di Comando (Command Module o CM), denominato Gumdrop,e pilotino il LM fino a portarlo a circa 160 km di distanza dal CM, collaudando i sistemi dei suoi due stadi, quello di discesa e quello di risalita, prima di effettuare un rendez-vous con il CM per riunirsi a
Scott.

È inoltre previsto che Schweickart e Scott effettuino la prima attività extraveicolare del programma Apollo, l’unica pianificata prima di quella sulla superficie della Luna. Questa prima “passeggiata spaziale” servirà per collaudare l’affidabilità della tuta spaziale Apollo A-7L e del suo Pzaino di sopravvivenza (Portable Life Support System o PLSS). Schweickart dovrà uscire dal LM attraverso il suo portello laterale e poi usare le apposite maniglie per trasferirsi verso Scott, che lo attenderà presso il portello aperto del CM. Questa manovra servirà per dimostrare la fattibilità di un trasbordo esterno di emergenza in caso di problemi con il tunnel interno di comunicazione fra LM e CM. Schweickart dovrà poi tornare al LM. L’equipaggio ha descritto la missione ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa presso il Manned Spacecraft Center (MSC) [oggi (2019) ribattezzato Johnson Space Center] l’8 febbraio.

A sinistra e da sinistra: McDivitt, Scott e Schweickart, i tre membri dell’equipaggio primario di Apollo 9, posano davanti al simulatore del modulo di comando presso il Kennedy Space Center. Al centro: un tecnico indossa e dimostra la tuta Apollo A-7L e lo zaino PLSS che verranno collaudati durante Apollo 9. A destra: Schweickart (più lontano) e McDivitt (più vicino) nel simulatore del Modulo Lunare al KSC.


I massimi dirigenti della NASA si sono incontrati al Kennedy Space Center (KSC) in Florida il 6 febbraio per svolgere il riesame dell’approntamento al volo (Flight Readiness Review o FRR) di Apollo 9, prendendo in considerazione tutti gli aspetti della missione e concludendo che tutto era pronto per il volo.

A sinistra: i dirigenti della NASA (da sinistra) George Mueller, Samuel Phillips, Kurt Debus, Robert Gilruth e Wernher von Braun. A destra: la sala di lancio (Firing Room) della Rampa 39 durante il conto alla rovescia dimostrativo (CDDT) di Apollo 9.


Il 12 febbraio è stato completato con successo il conto alla rovescia dimostrativo (Countdown Demonstration Test o CDDT) di Apollo 9 presso il KSC. La prima fase, denominata “bagnata” (wet) perché comporta il caricamento del propellente nei tre stadi del razzo, ha simulato l’intero conto alla rovescia fino a 8.9 secondi dal decollo, ossia l’istante nel quale si accenderebbero i cinque motori F-1 del primo stadio. Per sicurezza, l’equipaggio non era a bordo.

Terminata questa fase, il propellente è stato scaricato dal razzo e il conto alla rovescia è ripartito da capo per la fase “asciutta” (dry) della dimostrazione, collocando a bordo gli astronauti come per il lancio vero e proprio ma fermandosi, ancora una volta, all’istante in cui si accenderebbero i motori del primo stadio.

Nella dimostrazione sono stati coinvolti anche il Mission Control Center presso l’MSC e il Manned Space Flight Network, una serie di stazioni di tracciamento sparse per il mondo e usate per monitorare tutte le fasi della missione vera e propria.

Il CDDT è l’ultimo grande collaudo prima del conto alla rovescia effettivo, che inizierà il 26 febbraio.

I preparativi per Apollo 9 si sono sovrapposti a quelli di Apollo 7 e Apollo 8, a ottobre e dicembre del 1968, e a quelli per le successive missioni Apollo 10 e Apollo 11. Se tutto andrà secondo i piani, Apollo 10 collauderà il CSM e il LM in orbita lunare a maggio del 1969 e Apollo 11 effettuerà il primo tentativo di allunare a luglio.

Il 6 febbraio, Apollo 10 è stata trasferita dal Manned Spacecraft Operations Building (MSOB) al Vehicle Assembly Building (VAB) per accoppiarla al razzo Saturn V. Nello stesso giorno è arrivato al KSC il secondo stadio del Saturn V assegnato ad Apollo 11; il primo stadio arriverà il 20 febbraio e i tecnici del VAB inizieranno ad assemblare i due stadi il giorno successivo; intanto oggi, 14 febbraio, i tecnici hanno accoppiato i due stadi del Modulo Lunare di Apollo 11 presso il MSOB, in preparazione per il collaudo nella camera di simulazione delle condizioni ad alta quota.

A sinistra: Tecnici nel VAB abbassano il veicolo spaziale Apollo 10 sul terzo stadio del razzo Saturn V. A destra: I tecnici sollevano il primo stadio del Saturn V di Apollo 11 dalla posizione orizzontale a quella verticale per iniziare l’assemblaggio dei vari stadi.


Fonte: 50 Years Ago: Apollo 9 Passes Countdown Test (NASA.gov).

2009/02/10

1969/02/10: Il Modulo Lunare - Uno strano veicolo

"Una base ottagonale, goffa e sproporzionata, è sostenuta da quattro esili gambe sgraziate. La base è sormontata da una struttura che ricorda un cranio - sostanzialmente un tozzo cilindro, ma deformato irrimediabilmente da una quantità di protuberanze eccentricamente sagomate e a spigoli vivi - nel quale si apre un portello che fa pensare ad una bocca di un idiota, mentre due finestre triangolari guardano come due occhi torvi. Quattro manici da tinozza, le estremità dei piccoli motori a razzo che governano l'assetto del Modulo Lunare in volo, sporgono ai lati del cilindro, mentre la parte superiore è guarnita da una collezione di antenne - a scodella, a riccio e sormontate da una palla - simili a fiori sul cappellino di una vecchia signora. Il Modulo Lunare riesce a suggerire contemporaneamente una scultura cubista poco ispirata, la scultura-macchina di Jean Tinguely e l'automobile Edsel".

Così il giornalista americano Tom Buckley descrive il Modulo Lunare (LM), il grande protagonista della prossima missione del programma Apollo, nel supplemento domenicale del "New York Times" del febbraio 1969.

Non è certo il modo più gentile ed entusiasmante per presentare il veicolo incaricato del compito cruciale e più straordinario nella storia delle missioni spaziali con uomini a bordo: deporre due astronauti sulla superfice della Luna e poi riportarli, una volta terminata l'esplorazione, al Modulo di Comando (CSM).

L'aspetto del Modulo Lunare, comunque, è l'ultima preoccupazione della NASA e della Grumman, la società aerospaziale costruttrice. Il Modulo Lunare, ribattezzato LEM (Lunar Excursion Module) rimane senza dubbio il veicolo più complesso mai costruito dall'uomo, progettato unicamente per volare al di fuori dell'atmosfera terrestre. Mentre gli ingegneri del Saturn V potevano attingere alle esperienze ottenute in decenni di costruzione e successivi lanci di razzi, così come i progettisti del Modulo di Comando e Servizio (CSM) potevano ispirarsi alle precedenti capsule Mercury e Gemini, fino ad ora non si era mai costruito un veicolo spaziale a cui affidare compiti come quelli del Modulo Lunare.

L'idea del LEM venne nel 1961 a John Houbolt, uno dei tanti ingegneri della NASA: un'invenzione che all'inizio fu rifiutata dallo scienziato tedesco naturalizzato americano e creatore del Saturn V Wernher Von Braun. Il Modulo Lunare ha subito nel corso degli anni numerose modifiche (dai quattro oblò previsti, si è passati a due più un terzo al vertice; dalle cinque zampe originali si è scesi a quattro), fino ad arrivare alla forma attuale: sedici tonnellate di peso, diciotto motori a razzo tra grandi e piccoli, oltre cinquanta chilometri di circuiti elettrici, otto apparecchiature radio, quindici antenne e quattro sottili zampe per appoggiarsi al suolo lunare.


L'evoluzione del Modulo Lunare: dal primo modello del 1962 a quello definitivo che debutterà nello spazio nella missione Apollo 9 (foto tratta dal settimanale Epoca, dalla collezione personale di Gianluca Atti).


L'astronave destinata a far sbarcare sulla Luna due astronauti dopo essersi liberati dalla "nave-madre" Apollo rimasta intorno al Satellite naturale della Terra, ha due componenti principali ognuno dotati di un motore proprio: uno stadio di discesa che comprende il meccanismo di allunaggio e uno stadio di salita che contiene la cabina pressurizzata dell'equipaggio.

Costruito a Long Island nell'officina Grumman, più che un'officina una clinica dove ogni operazione avviene in un clima rigorosamente sterile a protezione dei delicatissimi congegni, questa astronave biposto è la più progredita ma anche la più complicata per le centinaia di migliaia di parti diverse che la compongono.

Lo scafo metallico è in lega di alluminio speciale che resiste a temperature limite che possono andare da +150 a -150 gradi. Ha tre finestrini, due grandi triangolari, e un piccolo finestrino superiore per l'accostamento con il Modulo di Comando; due portelli, uno con piattaforma e scaletta per l'uscita sulla superfice lunare o anche durante il volo nello spazio, per il passaggio dell'astronauta con il suo equipaggiamento quando deve dedicarsi ad una attività extra-veicolare, come è previsto nel corso della missione di Apollo 9. Vi è poi un secondo portello posto nella parte superiore dello stadio di salita, questo viene usato dagli astronauti per trasferirsi dalla capsula madre Apollo (CSM) al Modulo Lunare (LM) e viceversa.

L'ultima creatura della tecnologia spaziale è alta circa sette metri e con le gambe e le zampe di atterraggio dispiegate raggiunge la larghezza di nove metri e mezzo. Il peso totale, a pieno carico, è di circa 16.000 chilogrammi, dei quali più della metà è costituita dal propellente che alimenta il razzo dello stadio di discesa. Quest'ultimo, insieme a quello del razzo del modulo di salita, non hanno duplicati, ed è essenziale, per il buon esito del volo di Apollo 9 e delle future missioni lunari Apollo, che funzionino alla perfezione nel momento decisivo.

Entrambi sono provvisti di un ugello, ossia di un tubo conico dal quale fuoriesce la fiammata del motore a razzo, che nella fase finale verso la superficie della Luna è orientabile per consentire la discesa perpendicolare (il LEM non può allunare con una inclinazione superiore ai 11 gradi, una inclinazione di 12 gradi e più non lo farebbe più ripartire dal nostro satellite), mentre nello stadio di salita è fisso, dovendo solo ripartire dalla Luna verticalmente per entrare in un'orbita parallela a quella che percorre il Modulo di Comando dell'Apollo "parcheggiato" intorno alla Luna.


Schema dell’interno della cabina del Modulo Lunare.



Spaccato del Modulo Lunare.

2009/02/09

1969/02/09: L'equipaggio di Apollo 9 e il logo della missione

Il compito di far volare per la prima volta insieme tutti gli elementi indispensabili per un prossimo sbarco umano sulla Luna, in una missione estremamente complessa, viene affidato a due veterani dello spazio, James McDivitt e David Scott, e ad un "rookie" al suo primo volo extra-atmosferico, Russell Schweickart.

Questa è una loro breve biografia rilasciata dalla NASA nel febbraio 1969.


James McDivitt, David Scott e Russell Schweickart davanti alla rampa 39-A il 18 dicembre 1968, pochi giorni prima del lancio di Apollo 8 (foto S69-17590).


Il comandante della missione: James McDivitt



Foto ufficiale di McDivitt in abiti civili.



James McDivitt in una foto ufficiale del programma Gemini.


Il comandante della missione Apollo 9 James McDivitt è nato a Chicago, la città più grande dell'Illinois, il 10 giugno 1929. Terminate le scuole medie superiori, si arruolò nell'Aeronautica americana nel 1951 dove prese parte alla guerra di Corea. Dal 1957 al 1959 ha frequentato l'Università del Michigan, ottenendo la laurea in ingegneria aeronautica.

Nel 1959 si iscrive alla Scuola Piloti Collaudatori sperimentali dell'US Air Force presso la Base Aerea Edwards. Il 17 settembre 1962 McDivitt viene selezionato dalla NASA come astronauta. Il suo battesimo nello spazio avviene il 3 giugno 1965 a bordo della Gemini IV, nel corso di una missione che include la prima "passeggiata spaziale" americana ad opera di Edward White.


Il pilota del Modulo di Comando: David Scott



David Scott nella foto ufficiale della NASA del 1964.



David Scott in una foto scattata il 16 marzo 1966 poco prima del lancio della Gemini 8.


Il pilota del Modulo di Comando della missione Apollo 9, David Scott, è nato il 6 giugno 1932 a San Antonio nel Texas. Dopo aver frequentato per un anno l'Università del Michigan entra nell'Accademia Militare, dalla quale passa nel 1954 all'Aeronautica. Dal 1960 fino al 1962 frequenta con successo il Politecnico del Massachusetts ottenendo il titolo di dottore in Scienze Aeronautiche.

Viene selezionato come astronauta nel 1963. Ha volato per la prima volta in orbita nel marzo del 1966 durante la drammatica missione della Gemini 8, dove è stato comunque realizzato il primo aggancio nello spazio tra un veicolo abitato e un razzo bersaglio, l'Agena.


Il pilota del Modulo Lunare: Russell Schweickart



L'astronauta prescelto dalla NASA per essere il primo pilota di un Modulo Lunare, Russell "Rusty" Schweickart.



Una foto di Schweickart durante una conferenza stampa prima dell'inizio del volo di Apollo 9.


Il primo astronauta a poter pilotare il Modulo Lunare o LM nella storia dei voli spaziali umani è l'americano Russell Schweickart. Nato il 25 ottobre 1935 a Neptune, nel New Jersey, ottiene il diploma di scuola media superiore presso l'Istituto di Manasquon (New Jersey). Nel 1956 frequenta il Politecnico del Massachusetts diventando ricercatore al Laboratorio di Astronomia Sperimentale. Nel 1963, lo stesso anno in cui viene selezionato dall'Ente Spaziale americano NASA come astronauta, consegue la laurea e docenza in aeronautica. La missione di dieci giorni intorno alla Terra che l'attende, quella di Apollo 9, segna il suo "battesimo" nello spazio.


"Lo stemma della nostra prossima missione di Apollo 9, riporta il primo volo di un Modulo Lunare, al quale è stato dato il nomignolo di Spider (ragno) o 'Taxi da 15 tonnellate'". (James McDivitt).

2009/02/08

1969/02/08: La difficile missione di McDivitt, Scott e Schweickart

"La più difficile e complessa missione di quelle fino ad ora effettuate dal 1961 ad oggi nel corso del programma spaziale umano statunitense". Così la NASA presenta il complesso volo di Apollo 9. La data stabilita per il lancio è il 28 febbraio e tutti i preparativi si stanno svolgendo fino ad ora senza intoppi, ma come il giorno fissato per il "GO" si avvicina i funzionari ed i tecnici dell'ente spaziale americano iniziano a parlare con grande cautela della missione che vedrà impegnati i tre astronauti James McDivitt, Russell Schweickart e David Scott.

Apollo 9 si propone di collaudare, in orbita terrestre, per la prima volta tutti i maggiori componenti indispensabili per lo sbarco umano sulla Luna: il razzo Saturn V, il Modulo di Comando/Modulo di Servizio (CSM) e il Modulo Lunare (LM).

Mentre il Modulo di Comando e Servizio (CSM) ha superato la prova con il volo di Apollo 7 nell'ottobre del 1968 e il Saturn V ha dimostrato di poter lanciare un equipaggio umano verso la Luna con lo straordinario viaggio del dicembre 1968 di Apollo 8, ora è la volta in questo secondo mese del 1969, anno decisivo per il programma lunare americano, del Modulo Lunare.

Per la prima volta nel corso dei dieci giorni previsti dal programma di volo, due dei tre astronauti avranno modo di manovrare intorno alla Terra il LM, che nelle prossime missioni, se tutto andrà bene in questo viaggio, servirà a traghettare due dei tre membri dell'equipaggio, una volta entrati in orbita lunare e staccatosi dal Modulo di Comando (CM), fino alla superfice polverosa della Luna e poi a ripartire da quest'ultima per ricongiungersi di nuovo con il terzo compagno della missione rimasto in attesa in orbita intorno a Selene.

Il Modulo Lunare, ribattezzato in questa missione "Spider" (ragno), è progettato esclusivamente per operare nello spazio e precisamente sulla Luna o in orbita lunare, ossia in assenza di un'atmosfera, ed è privo di qualsiasi protezione contro il tremendo calore che si genera quando un veicolo spaziale si tuffa negli strati densi dell'atmosfera terrestre. Come drammatica conseguenza, se una volta a bordo i due astronauti, in questo caso il comandante McDivitt e il pilota del LM Russell Schweickart, non fossero più in grado di riagganciarsi una volta staccatisi dal Modulo di Comando (CSM) pilotato da David Scott, sarebbero spacciati. Le loro preziose vite dipendono unicamente dalla loro capacità di guidare "Spider" a riunirsi di nuovo con la navicella madre Apollo.

"Non so se avete mai visto un veicolo spaziale di carta velina. Vi dirò, questo coso ne ha tutta l'aria". Così dice il comandante della missione James McDivitt riferendosi al Modulo Lunare nel corso della conferenza stampa l'8 febbraio 1969, in occasione della presentazione del volo di Apollo 9.

David Scott, pilota del Modulo di Comando, aggiunge: "Io credo che il nostro viaggio sia un importante esperimento: far vivere tre uomini in una navicella spaziale per dieci giorni, poi dividerli per qualche ora, quanto basta per provare la capacità di manovra e di aggancio del Modulo Lunare, il ragno più grande, amichevole e buffo che io abbia mai incontrato".

Per ultime ecco le parole del pilota del Modulo Lunare, l'astronauta al suo primo volo nello spazio, Russell Schweickart. "Il Modulo Lunare può sembrare il più sgraziato di tutti i veicoli lanciati fino ad ora dall'uomo nel Cosmo, ma è comunque il primo vero veicolo spaziale pilotato dall'uomo; altre navicelle spaziali, come la stessa capsula Apollo, sono state studiate per sopportare l'elevata temperatura nella fase di rientro nell'atmosfera terrestre. Il nostro "Spider", invece, proprio perché può volare solo nel Cosmo, è studiato per portare a termine il proprio compito senza le restrizione dettate dalle condizioni particolari del rientro. Ad osservarlo bene, signori, può avere l'aspetto spaventevole di un'ospite proveniente da un altro mondo".

L'equipaggio di Apollo 9 durante la conferenza stampa a venti giorni dalla data prevista dal lancio programmato per il 28 febbraio. A sinistra nella foto Russell Schweickart, pilota del Modulo Lunare, al centro James McDivitt, comandante, infine a destra il pilota del Modulo di Comando David Scott (foto AP9-S69-18876).



Il pilota del Modulo di Comando di Apollo 9, David Scott, con in mano un modellino del LM o Modulo Lunare (foto AP9-S69-25866, scansione di J.L. Pickering).