2009/03/04

1969/03/04: Il secondo giorno in orbita

La seconda giornata in orbita per i tre astronauti americani di Apollo 9 viene interamente dedicata ad una serie di prove, con l'accensione del potente motore a razzo posto nel Modulo di Servizio (SM). Durante la loro prima notte trascorsa nello spazio, McDivitt, Scott e Schweickart hanno dormito per nove ore consecutive e tutti e tre contemporaneamente, senza che nessuno rimanesse di guardia. Questa è un'ulteriore dimostrazione della perfezione e della sicurezza raggiunta nel campo dei dispositivi automatici di guida e controllo nello spazio delle capsule Apollo. Il loro sonno comunque era stato disturbato per due volte da misteriose trasmissioni radio, forse provenienti da una emittente cinese, o così almeno pensano i tre astronauti.

Dopo la sveglia e una rapida colazione, McDivitt, Schweickart e Scott si mettono al lavoro; quest'ultimo, come pilota del Modulo di Comando (CM), accende per ben tre volte il motore principale del Modulo di Servizio (SM) portando l'orbita del complesso spaziale ad un'altezza di 498 km come apogeo, e 201 chilometri come perigeo. La manovra di accensione e le evoluzioni che ne conseguono hanno un duplice scopo: porre questo fantastico insieme di veicoli cosmici nelle migliori condizioni per le operazioni previste nel terzo e quarto giorno di missione, ma ha anche lo scopo fondamentale di provare la sicurezza e la stabilità dei delicati meccanismi di congiunzione fra i tre veicoli che formano un unico "treno spaziale".



La seguente descrizione della giornata è tradotta e tratta dal libro We Reach the Moon di John Noble Wilford, 1969, e si ispira a un articolo del corrispondente del New York Times William K. Stevens:

A New York manca circa un'ora all'alba (sono le 5 e 35) quando i tre astronauti, ancora immersi nel sonno mentre sfrecciano verso est nell’oscurità sopra il Pacifico meridionale durante la loro dodicesima orbita intorno alla Terra, ricevono la prima chiamata via radio del giorno. "Buon giorno Apollo 9, qui Houston", dice la voce di Ron Evans, uno degli addetti alle comunicazioni presso il Manned Spacecraft Center (Centro veicoli spaziali pilotati). "Buon giorno, Houston" è la risposta che giunge dallo spazio. "Qui Apollo 9".

"Ricevuto", risponde Evans. "Forte e chiaro. Si direbbe che la nottata sia stata buona. Non abbiamo rilevato alcuna anomalia".

"Molto bene", risponde uno degli astronauti. "Immagino che sia ora di svegliarci, eh?".

"Proprio così", risponde Evans. "Ormai è ora".


Con questo scambio di battute ha inizio un'intensa giornata di lavoro di dodici ore per McDivitt, Schweickart e Scott. McDivitt e Scott hanno preferito dormire nelle cuccette di metallo e tela dalla quali si eseguono molti dei compiti quotidiani a bordo di una capsula Apollo. Schweickart, invece, ha passato la notte in un sacco a pelo, appeso sotto la cuccetta.

L'interno del Modulo di Comando dove vivono è una specie di bozzolo conico, la cui base circolare si trova proprio sotto la schiena degli astronauti quando dormono.

Le pareti del cono sono dipinte di beige fino all'altezza delle finestre, e più sopra di azzurro cielo. Disposti intorno alle pareti si trovano centinaia di interruttori a levetta e a manopola: pulsanti neri per interrompere i circuiti che, una volta staccati, tolgono l'energia a un dato impianto del veicolo; misuratori, valvole e quadri indicatori elettroluminescenti. McDivitt e Scott al risveglio si ritrovano davanti la vista familiare, mezzo metro davanti a loro, del cruscotto principale e del pannello dei comandi: un pannello grigio chiaro, di forma leggermente a mezzaluna, che prende tutta la cabina, costellato di interruttori, dispositivi, misuratori, lancette, luci, quadranti indicatori, grafici e una quantità di altre segnalazioni. Alcune, come la spia rossa "Abort" e la maggior parte delle altre cinquanta e più spie luminose, probabilmente non verranno mai usate. Altri strumenti, come l'altimetro davanti al comandante McDivitt, saranno usati una sola volta: dopo il rientro nell'atmosfera e poco prima dell'ammaraggio. Altri ancora vengono continuamente consultati a intervalli variabili da una a 24 ore, per il controllo degli impianti del veicolo spaziale.

Poco prima delle sei del mattino, Scott, volteggiando senza peso, si trasferisce nel cosiddetto compartimento inferiore degli equipaggiamenti (LEB, Lower Equipment Bay) per dare la sveglia alla navicella di comando. Al pari degli astronauti, durante la notte, la capsula Apollo se ne era andata dormendo attraverso gli spazi.

Il LEB, un vano aperto sotto i piedi degli astronauti, è la parte più accessibile della cabina, la più spaziosa e l'unica dove sia possibile stare in piedi. Vi si trovano gli apparecchi per la navigazione, nicchie per i cibi conservati, i nastri magnetici, le pellicole e altri rifornimenti.

Durante la notte, il sistema di guida del Modulo di Comando è stato quasi staccato per economizzare l'elettricità a bordo. Voltando le spalle ai compagni, David Scott aziona a questo punto gli interruttori per ridare corrente all’unità di misurazione inerziale, che è il cuore degli apparati per la guida del veicolo spaziale. Riporta poi il calcolatore della navicella in piena attività, premendo brevemente i tasti sul DSKY, il quadro generale dei pulsanti, il dispositivo attraverso il quale gli astronauti comunicano con il calcolatore.


Ogni lavoro, anche quello di un astronauta, ha le sue routine noiose, e l'equipaggio dell'Apollo 9 già poco dopo il risveglio si trova davanti ad uno dei compiti più monotoni: ascoltare negli auricolari i controllori di Houston che trasmettono i dati necessari per un'eventuale ritorno d'emergenza a terra, le informazioni aggiornate relative alla traiettoria di volo, e altri dati importanti. Uno dei tre astronauti trascrive le informazioni su fogli di 13 x 20 per poi rileggerle al controllore a terra per un'ulteriore conferma di esattezza. È un lavoro che deve essere ripetuto spesso durante la giornata, e può diventare oneroso. Alcuni astronauti hanno fatto di tutto per scaricarselo a vicenda.

Mentre uno degli astronauti trascrive i dati provenienti dal Centro di Controllo di Houston, un altro apre i contenitori dei cibi nel compartimento inferiore e prepara la prima colazione. Fino a questo momento, le 7 circa del mattino, i tre uomini sono stati continuamente occupati. Ma sono faccende domestiche e compiti di ordinaria amministrazione. Il lavoro più importante deve ancora cominciare.

Tale lavoro, come avviene per lo più nello spazio, è incentrato sul DSKY. Si tratta di un pannello di poco meno di 9 decimetri quadrati, contenente 19 tasti quadrati bianchi, cinque finestrelle attraverso cui lampeggiano numeri gialli elettroluminescenti, e due colonne di luci rettangolari, che avvertono gli astronauti di eventuali irregolarità di funzionamento negli apparati di guida e danno indicazione circa lo stato degli apparati stessi.

A bordo del veicolo si trova un secondo DSKY identico sul cruscotto principale. Insieme i due DSKY costituiscono, fatta eccezione per l'equipaggio, l'elemento più imponente in cabina.


Scott inizia ad usare il DSKY nel compartimento inferiore degli equipaggiamenti per compiere la prima parte delle operazioni previste nella giornata, che consiste nel determinare in quale direzione è orientata, rispetto alle stelle, la piattaforma stabile del sistema di guida inerziale. L’astronave, in sostanza, ruotava intorno a questa piattaforma. Quando la piattaforma era allineata con le stelle, il computer del veicolo spaziale disponeva di un punto fisso di riferimento per la navigazione.

Nel suo ruolo di navigatore, Scott deve effettuare con il sestante il rilevamento di due stelle e trasferire ciascun rilevamento nella memoria del calcolatore, premendo un pulsante di "marcatura" una volta in linea con la stella adatta. L'intero procedimento è controllato da un programma speciale immagazzinato nella memoria del calcolatore. Per avviare il processo, Scott inserisce le istruzioni nel calcolatore attraverso il DSKY per avviare il Programma 51, premendo il pulsante "Verb 37 Enter, 51 Enter".

(Nel codice dei calcolatori, "Verb" significa un'azione da compiere. "37" è l'azione specifica: in questo caso, "Cambiare programma". "Enter" significa procedere con l'operazione. "51" è il programma desiderato: il sistema di rilevamento delle stelle).

Sull'indicatore numerico elettroluminescente del DSKY appare a questo punto una serie di numeri e cifre, “V 50 N 24; 00015”, che tradotte significano: "Per favore, rilevare una stella". L'indicazione lampeggiante indica che è in attesa di una risposta dall'astronauta.

Scott è pronto ad eseguire la risposta premendo il bottone "Pro" (Procedi) sul DSKY. Questo pone il calcolatore in fase preparatoria e quando risponde lampeggiando "V 51", che significa "Per favore marcare", Scott preme il pulsante di marcatura e il rilevamento della stella viene registrato.

Il procedimento viene ripetuto successivamente con un'altra stella e il sistema di guida computerizzato in questo momento è in grado di prendere parte al "pezzo forte" della giornata: l'accensione del motore principale del Modulo di Comando, per sperimentare come si comporta unito al Modulo Lunare, sotto gli effetti dell'accelerazione.


A questo scopo, con una successione ben precisa, i controllori del volo a terra trasmettono via radio, per l'uso da parte del calcolatore, i dati relativi alla velocità e alla posizione del veicolo spaziale, alla durata dell'accensione del motore, e alla direzione in cui orientare la sua spinta. I controllori inviano poi gli stessi dati agli astronauti, che ancora una volta, laboriosamente, li ricopiano a scopo di controllo.

Mentre si avvicina il momento fissato per l'accensione del razzo, previsto per le 9 e 12 ora di New York, i tre dell'equipaggio sono occupati a verificare gli strumenti relativi alla manovra, a eseguire i controlli indicati da un elenco, a riporre gli oggetti suscettibili di rompersi durante l'improvvisa accelerazione, e per ultimo indossare le combinazioni spaziali protettive e gli elmetti.

Alle 8 e 35 uno dei tre astronauti trasmette l'ordine al DSKY "Verb 37 Enter, 40 Enter" dando inizio alla sequenza programmata che culmina nell'accensione automatica del motore, sotto la direzione del calcolatore.

[...] il resto della giornata per i tre astronauti di Apollo 9 viene occupato sostanzialmente da due ripetizioni di tutto quello che si era svolto fino all'accensione del motore principale, inframezzate da un altro pasto e da operazioni periodiche di riassetto della cabina dell'Apollo.

Alle 17 e 30 McDivitt, Scott e Schweickart si predispongono per la loro seconda notte nello spazio e per i tre giorni più faticosi che li attendono