2009/03/04

1969/03/04: L'inizio del volo di McDivitt, Scott e Schweickart sui quotidiani italiani

La prima pagina de "Il Corriere della Sera" di martedì 4 marzo 1969 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).


"Apollo 9" la più complessa e rischiosa impresa americana



NELLO SPAZIO TRE COSMONAUTI PER LA PROVA DEL BALZO SULLA LUNA

Perfetto il lancio da Capo Kennedy - Tre ore dopo, McDivitt, Scott e Schweickart hanno eseguito la manovra di distacco e riaggancio della loro capsula con il <<Lunar module>> fissato alla parte terminale del razzo vettore - Venerdì il veicolo destinato a scendere sul satellite si staccherà con due degli astronauti per effettuare la parte più difficile dell'esperimento: l'appuntamento in orbita

(Nostro servizio particolare) Nuova York, 3 marzo. L'Apollo 9 naviga trionfalmente nello spazio portandosi a rimorchio il Lunar module, il bizzarro veicolo a forma di ragno che è il vero protagonista dell'impresa iniziata alle undici di stamane (le cinque del pomeriggio in Italia) con un perfetto lancio da Capo Kennedy. Il Lunar module è il veicolo che in una futura missione, staccandosi dalla navicella-madre, porterà i primi astronauti americani sulla Luna. Finora non era mai stato collaudato in volo con un equipaggio a bordo. Il successo dell'esperimento spianerà la via alla discesa sulla superficie lunare entro pochi mesi. Un suo fallimento riporterebbe in alto mare il programma spaziale americano.

E' sufficiente questa drammatica alternativa a spiegare la trepidazione e la tensione che hanno preceduto e accompagnato la missione affidata ai tre pionieri dell'Apollo 9: il comandante, colonnello dell'aeronautica James McDivitt, e i suoi compagni di avventura David Scott e Russell Schweickart, quest'ultimo uno specialista civile alla sua prima esperienza spaziale.

L'ultimo controllo

Senza dubbio - ha detto al centro di controllo di Houston il direttore del volo Christopher Kraft - siamo alle prese con la più complessa missione del nostro programma, più difficile di quella che a Natale consentì all'Apollo 8 di circumnavigare la Luna". Non solo complessa, si può aggiungere, ma estremamente rischiosa per l'equipaggio. Quando, fra quattro giorni, McDivitt e Schweickart saliranno a bordo del Lunar module, e si sganceranno dalla capsula Apollo allontanandosi per quasi duecento chilometri nello spazio, ci sarà da trattenere il respiro.

Il veicolo lunare non è infatti attrezzato per il rientro a Terra. Se gli astronauti non riuscissero ad effettuare la prevista manovra di rendez-vous, ricongiungendosi alla navicella madre, non vi sarebbe più speranza per loro.

Nonostante le incognite e il disappunto per il rinvio di tre giorni dal lancio, reso necessario dal raffreddore che la settimana scorsa colpì tutti e tre gli astronauti, gli scienziati e i tecnici della NASA sembrano animati da una ferma fiducia. Tutti si sforzavano di mostrarsi sereni, quando stamane all'alba è cominciato a Capo Kennedy la fase finale dei preparativi. McDivitt, Scott e Schweickart sono stati svegliati alle 5.45. Per un paio hanno dovuto sottoporsi alla consueta routine: ultimo controllo medico, veloce riesame dei problemi tecnici, la laboriosa vestizione con le tute spaziali. Non hanno rinunciato, naturalmente, a un abbondante breakfast a base di bistecche, uova, caffè e succo d'arancia; dopo tutto per i prossimi 10 giorni saranno costretti a nutrirsi di pillole e cibi disidratati.

Verso le 8 gli astronauti sono entrati nella capsula, torreggiante in cima al Saturno 5, il mostruoso razzo vettore alto quanto un palazzo di 36 piani e pesante (con il carico) 3200 tonnellate. Il conteggio alla rovescia è proseguito senza il minimo intoppo, e alle 11 in punto il direttore della missione ha premuto il pulsante di lancio. Con un fragore assordante, e lasciandosi dietro una coda di fuoco lunga 200 metri, il razzo si è sollevato dalla rampa 39 di Capo Kennedy, dapprima con estrema lentezza, poi sempre più sicuro e veloce. I suoi motori gli imprimevano in quel momento una spinta di quasi 8 milioni di libbre, pari alla potenza combinata dei reattori da 500 aerei da combattimento.

Assoluta regolarità

Dalle spiagge vicine al cosmodromo diecine di migliaia di persone osservavano la scena. Contrariamente a quanto è accaduto in altre occasioni non hanno potuto seguire per molto il volo del razzo, presto inghiottito dallo strato di nubi che oggi ricopre la Florida (mentre più a nord, fino a Nuova York e ai confini del Canada nevica).

Ogni cosa si è svolta con assoluta regolarità. Dopo undici minuti i primi due stadi del razzo si erano staccati, e la capsula sospinta dal terzo stadio, cui si trovava ancora agganciata, è entrata in orbita. Nelle prime fasi del volo l'unico problema imprevisto era costituito da un'anomalia di funzionamento del calcolatore della navicella Apollo che ha cominciato a dare dati sbagliati sull'orbita raggiunta. Con telecomandi da Terra si è provveduto a registrare il complesso. La prima difficile manovra degli astronauti doveva venire più tardi, durante il secondo giro intorno alla Terra. Il piano di volo prevedeva che a questo punto gli astronauti  sganciassero la capsula dal terzo stadio, per tornare quindi ad agganciarla dopo avere effettuato un dietro-front. Ciò doveva loro consentire di riaccostarsi di prua, per effettuare il congiungimento fra l'Apollo 9 e il Lunar module, "immagazzinato"  appunto nella sezione terminale del terzo stadio del razzo.

A tre ore dall'inizio del volo la delicata manovra è avvenuta regolarmente mentre gli ordigni viaggiano alla velocità di 28 mila chilometri orari al di sopra della Terra. L'agganciamento è stato assicurato da apposite morse azionate da azoto sotto pressione. Da quel momento il terzo stadio del Saturno 5 è stato distaccato definitivamente e per la prima volta la capsula Apollo 9 insieme al razzo di servizio e al Lunar module volano nello spazio solidamente uniti.



La prima pagina de "La Stampa" di martedì 4 marzo 1969 con la notizia del felice inizio della missione Apollo 9 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).